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INTERVISTANDO... LICIA ALLARA

Buongiorno readers,
oggi vi propongo una chiaccherata avvenuta con l'autrice del libro "Lettere alla sposa" di Licia Allara edito Europa Edizioni

Prima di tutto benvenuta nel mio piccolo spazio virtuale e partiamo con la domanda di rito...Chi è Licia Allara e cosa fa nella vita oltre a scrivere.
Iniziamo da una cosa che ci accomuna, oltre la passione per i libri: i gatti! Per il resto, sono piemontese, classe 1966: un’esordiente un po’ attempata, quindi. Dopo una laurea in Economia Politica, ho lavorato nelle ricerche di mercato, poi mi sono trasferita con la famiglia (marito – tre figli – un cane) in Germania; dopo nove anni ci siamo un po’ avvicinati a “casa”, vivendo 5 anni in Svizzera (nel frattempo due figli avevano lasciato l’ovile, parzialmente rimpiazzati da un gatto); a questo punto ricomincio a lavorare, come consulente aziendale, poi decido di cambiare completamente (non è mai troppo tardi!) e inizio a collaborare con una piccola ONLUS, per la quale lavoro tutt’ora. Dopo la vita tra laghi e montagne svizzere, nel 2018 ci riallontaniamo ritrovandoci alla fine dell’Europa, in Portogallo, sull’oceano: una meraviglia. Nel tempo libero leggo, scrivo, gioco a tennis, mi perdo a guardare il mare.

Dal titolo del libroLettera alla sposasi intuisce che il vero protagonista della storia è il matrimonio, perchè questa scelta?
Il romanzo, attraverso una carrellata di personaggi legati all’evento, parla di scelte: piccole e grandi, colte ma soprattutto perdute, di occasioni spesso non riconosciute che hanno eliminato a priori la possibilità stessa di scegliere.  Il matrimonio è uno dei punti di svolta della vita, ed  è quindi protagonista simbolico del libro: diventa LA scelta.
In realtà la storia, tramite l’attesa di questo matrimonio un po’ mitico, vissuta in modo diverso da ogni personaggio, è un lungo momento dilatato, è un insieme di storie nella storia, dove il matrimonio fa da sfondo, è la scusa per parlare d’altro.

Quale messaggio hai voluto inviare al lettore con Lettere alla sposa?
Il romanzo parte dall’assunto che spesso (almeno in alcune fasi della vita) viviamo in modo inconsapevole, seguiamo una strada già segnata, non scegliamo davvero, giorno per giorno, dove vogliamo andare; poi, a volte, piccoli accadimenti ci “svegliano”, fan sì che ci fermiamo, ci guardiamo intorno e “…ci ritroviamo improvvisamente consapevoli della realtà che ci circonda, come se quella nostra vita, apparentemente così intensa, sino ad un attimo prima fosse stata vissuta da qualcun altro”. Mi piacerebbe cheLettera alla sposa” segnasse uno di quei momenti: far fermare il lettore a riflettere su dove sta realmente andando, se è davvero quello che vuole; renderlo consapevole di ogni momento che vive, per riconoscere i segni che la vita ci manda (o in cui inciampiamo) e poter davvero scegliere, lastricare la propria strada verso la felicità.

Un piccolo giochino: 3 buoni motivi per cui i lettori dovrebbero leggere il tuo libro
In ordine sparso: perché nei personaggi e luoghi senza nome ognuno può riconoscere un pezzetto di sé, della propria storia; perché pone delle domande, fa riflettere, ci fa guardare la nostra vita da un punto di vista inconsueto (a prescindere dallo stato civile!), ci sprona ad essere noi stessi (come mirabilmente ha scritto una lettrice: “prometto di amarmi per tutta la vita”); perché ha un finale che sfido chiunque ad anticipare, che spiazza, che rovescia l’impianto narrativo di tutto il romanzo.

Come è stato il percorso che ti ha portata a pubblicare il libro? Ci puoi spiegare come è andata, siamo curiosi…
È stato… lunghissimo! Diciotto anni, per essere precisi. Ho cominciato a scriverlo durante un volo Milano-Parigi, dopo aver finito un libro di successo che trovai illeggibile: “per tanto così, so scrivere anch’io!”. Detto, fatto. In realtà, penso avessi bisogno di esprimere qualcosa; cosa, esattamente, lo scoprii solo dopo, scrivendo. Ero per l’appunto in una fase della vita in cui vivevo senza fiato, senza un momento per me, come tantissime donne, madri, e mogli che lavorano. Un bel giorno mi sono chiesta: “ma cosa sto facendo?”. E mi sono improvvisamente resa conto che, negli ultimi anni,  avevo corso da una cosa all’altra senza neanche rendermi conto di essere viva. Così, ho preso la penna in mano, e ho scoperto che la scrittura dà forma a pensieri solo intuiti, è maieutica. Una piccola psicanalisi casalinga!
Comunque, “Lettera alla sposaè rimasto in un cassetto per 18 anni finché, durante l’ultimo trasloco, è saltato fuori e in modo assolutamente inaspettato ha trovato la sua strada per la stampa.

Ci sono autori classici o molto noti che hanno influenzato, in qualche modo, il tuo stile?
La mia formazione non è letteraria: sono solo una buona lettrice che, a un certo punto della sua storia, ha scritto un romanzo. Difficilissimo dirti se e chi abbia influenzato il mio stile: so scrivere solo così. Io credo che ogni libro che leggo, siano classici o contemporanei, sedimenti qualcosa, da cui inconsciamente attinge la mia scrittura.

Parlando di libri in generale, qual è il libro che ti ha lasciato un segno e perché?
Il primo libro di cui porto un segno indelebile (ero una ragazzina!) èIl gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach. L’ho letto un milione di volte. Una fiaba che mi ha aiutato a interiorizzare i concetti di libertà, abnegazione, servizio, resilienza, amore. Mi ha insegnato a volare.

Siamo arrivati al momento dei saluti… ma prima di lasciarci una piccola curiosità… Stai già lavorando ad un prossimo libro?
Sì! Dopo “Lettera alla Sposa”  non avevo scritto nient’altro: quasi vent’anni senza riprendere la penna in mano. Poi, sono arrivati i primi riscontri dei lettori e mi hanno incoraggiato moltissimo, così mi è tornata la voglia di scrivere. Ho appena finito la prima stesura, il nuovo romanzo è in fase di revisione.
Non ha ancora un titolo; è la storia di una famiglia borghese che vive chiusa in una consuetudine ricca di ambiguità, di cose non dette, di un segreto inconfessabile: una famiglia solo apparentemente perfetta. Incentrato su quattro personaggi, è sospeso tra sogno e realtà, giocato su diversi piani narrativi, con la voce fuori campo di Maria, la madre morta da tempo, che aleggia su tutto il romanzo.  Come in “Lettera alla sposa”, l’impianto narrativo si rivela solo verso la fine della storia e, anche qui, c’è un finale a sorpresa!
Spero che la versione finale sia pronta presto, per cercare un editore. E poi, incrocio le dita!

LICIA ALLARA

Sono nata in Piemonte, nel 1966, tra colline, vino buono e agnolotti.
Da figlia unica, ho sempre sognato una grande famiglia.
Ho sempre amato, in modo anche un po’ esagerato, animali di ogni genere.
Mi piace cambiare, ma le cose importanti sono quelle che restano sempre.
Mi sono laureata, sposata, sono arrivati tre figli, in 10 anni.
Ho vissuto in Germania, Svizzera e ora in Portogallo.
Ho lavorato nelle ricerche di mercato, ho aperto un negozio - “L’oca giuliva”, ho fatto l’agente immobiliare, il consulente strategico, seguo i progetti di una ONLUS.
In qualche modo ho scritto un libro.
Sono curiosa, entusiasta, idealista e appassionata di tutto ciò che faccio.
Benvenuti nella mia vita.

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