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PAGINA 69 #58

Buongiorno readers,
apriamo subito le danze con la rubrica di Pagina 69, dedicato agli Autori Emergenti. Oggi ospiteremo Vanessa Navicelli e il suo romanzo finalista nazionale al Premio Letterario RAI “La Giara” 2012 "Il pane sotto la neve".

Pagina 69

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Ricordo che la rubrica è stata ideata da Ornella di Peccati di Penna.
 
IL PANE SOTTO LA NEVE
VANESSA NAVICELLI

Genere: Romanzo storico
Prezzo: € 9,99 (ebook € 2,99)
Editore: Self Publishing
Pagine: 254
Pubblicazione: 24 Novembre 2017



Romanzo finalista nazionale al Premio Letterario RAI “La Giara” 2012 – Prima Edizione

Una coppia giovane, due figlie, un paesino, degli amici, tante difficoltà e la voglia di farcela.
Sembra una storia di oggi. Invece... è ambientata nella prima metà del Novecento.


ESTRATTO

Capitolo IV

Lo posso picchiare?
Emma ha sette anni, Rosa cinque. Sono in cucina con Cesira.
Rosa è seduta pensierosa su una sedia.
Emma è scura in viso. Ha un graffio in faccia, il vestitino sporco di terra, con uno strappo sulla manica. Cesira sta cercando di ripulirla in fretta, prima che torni Tino; ma la porta di casa si apre proprio mentre Cesira inizia a cucirle lo strappo.
“Cos’è successo?” chiede Tino.
“Si è azzuffata con…”
“…”
“… con il figlio del padrone” conclude Cesira, abbassando lo sguardo.
“COSA?! Ma sei locca o che roba?! Il figlio del padrone… Ma lo sai o no che se vogliono ci sbattono fuori di qua in un attimo e finiamo sotto i ponti?! Domani vai subito a chiedere scusa! Io mi ammazzo di lavoro tutto il giorno e questa qui va a metterci in un guaio che…”
Tino sbatte per terra il cappello e lancia un paio di imprecazioni. Solo allora si accorge dello strappo nel vestito di Emma.
“Non hai proprio cognizione! Di soldi non ce ne sono. È l’unico vestito che hai e vai a rovinarlo. Brava. Adesso te lo metti com’è, così penseranno tutti che tua mamma non è capace di tenerti in ordine!”
Tino abbassa lo sguardo: Rosa è scesa dalla sedia e si è attaccata alla gamba di suo papà. “Basta” gli sussurra coi lacrimoni agli occhi.
Emma sbuffa come un treno in corsa. E di corsa corre in camera.
Cesira si avvicina, stanca, a Tino.
“Non cercare di darle ragione” la anticipa lui. “Non mi interessa se quel bambino è antipatico. Lei non doveva…”
“Le ha detto che siamo dei morti di fame” lo interrompe Cesira. “Che in casa nostra piangono anche i topi. E che tu sei roba di suo padre.”
Tino entra nella stanza dove dormono Emma e Rosa. Emma ha preso una coperta e ci sta mettendo dentro le sue poche cose. Poi cerca di chiuderla con un nodo.
“Fai fagotto?” le chiede Tino, sedendosi sul letto.
Emma, con gli occhi lucidi, fa segno di sì.
“Ti capisco. Quando uno subisce un’ingiustizia, vorrebbe andar via. E tu oggi ne hai subite due: da quel bambino là e da me.”
“…”
Tino si rigira il cappello tra le mani, lentamente. “Quand’ero ragazzino, dopo una giornata di lavoro nei campi, passavo a prendere la paga dal padrone – uno ricco che non sapeva neanche più dove metterli i soldi –. Sai cosa ci dava? Ci metteva tra le mani quattro mele o una manciata di noci: era questa, per lui, la ricompensa per una giornata di lavoro.”
Emma lascia stare il fagotto e si siede sul letto, accanto a suo padre.
“È inutile girarci intorno: siamo gente povera e c’è da farci i conti” dice Tino, con qualche colpo di tosse – la sua tosse nervosa –. “A voler picchiare tutti quelli che fanno i locchi, ci sarebbe da consumarsi le mani tutto l’anno” conclude poi, mentre tira fuori dalla tasca un fazzoletto pulito e toglie delicatamente un po’ di terra dal viso di Emma.
“Va bene. Ho capito...” annuisce lei.
“Ci metteremo la pazienza che non abbiamo, eh?” E Tino schiaccia l’occhio a Emma.
Il giorno dopo, Emma, accompagnata da entrambi i genitori, va a scusarsi dal padrone. Ci va a testa alta, con una fierezza che lascia stupiti in una bambina di sette anni.
Per tutta la strada del ritorno, Tino non fa che tossire.
*****
La rugiada sui vigneti di settembre fa risplendere i grappoli al sole del mattino.
È iniziata la raccolta dell’uva. Tino e Cesira sono al lavoro.
Anche Emma e Rosa danno una mano; ogni tanto Cesira va loro vicino e dice: “È ora di fare un’altra pausa, ve la siete meritata. Fermatevi a giocare.”
Le bambine tirano un sospiro e si siedono sull’erba; si mettono a costruire dei giocattoli di terra. Prendono della terra bagnata e la modellano fino a darle la forma che vogliono.
Emma canticchia: “Fra’ Martino, campanaro, dormi tu? Dormi tu? Suona le campane! Suona le campane! Din, don, dan. Din, don, dan…”
“Guarda! Ho fatto un cavallino!” le dice Rosa, tutta contenta, mostrandole la scultura.
Emma la sta guardando, quando un bambino, figlio di altri mezzadri, passa di lì e, senza un perché, salta coi due piedi sul cavallino di Rosa, riducendolo in poltiglia.
“Tanto era brutto come te!” ride il bambino, mostrando una dentatura di tutto rispetto.
Rosa piange e corre vicino alla sorella.
Emma le prende la mano e gliela stringe; poi si volta verso il bambino e gli urla: “Hai poco da ridere, dentone che non sei altro!”
Dice alla sorella di sedersi e aspettarla.
Sta per fare una cosa, ma le viene un dubbio, e allora grida: “Papàààààààà! Lui lo posso picchiare?”
Tino si tira il cappello sugli occhi e abbassa la testa, per non far vedere che gli scappa da ridere. Le fa un cenno con la mano e borbotta: “Sì, lui sì.”
VANESSA NAVICELLI

Vanessa Navicelli è nata in provincia di Piacenza, ma da anni vive a Pavia.
È cresciuta coi film neorealisti italiani, con le commedie e i musical americani, coi cartoni animati giapponesi, coi romanzi dell’Ottocento inglese e coi libri di Giovannino Guareschi. (Be’, sì… anche coi suoi genitori.)
Nel 2012 con il suo romanzo “Il pane sotto la neve” è stata finalista della prima edizione del Premio Letterario "La Giara", indetto dalla RAI. Scelta come vincitrice per  l'Emilia Romagna.
Ha vinto la sezione “Scritture per Ragazzi” dello Scriba Festival di Carlo Lucarelli e vari premi con la Scuola Holden di Alessandro Baricco. Il Premio Cesare Pavese per la poesia e il Premio Giovannino Guareschi per racconti.

Ha una conoscenza discreta di Inglese, Piacentino, Pavese.
Quando passa la banda musicale di paese, si commuove; sia che suoni Bella ciao, o La canzone del Piave, o La bella Gigogin.
Ha un enorme cane bianco e nero, Angelo (70 kg di puro affetto), che le vuol bene nonostante tutti i suoi difetti. Mica poco…
Scrive romanzi per adulti e ragazzi; e storie per bambini.
Quando scrive, cerca di tenere presente quattro cose: la semplicità, l’empatia, l’umorismo, la voglia vera di raccontare una storia.
Crede nella gentilezza. E nell’umorismo. (Forse è umoristico credere nella gentilezza…)
Frank Capra diceva: “Con humour e affetto si favoriscono, a mio avviso, i buoni istinti. Sono un tonico per il mondo intero.” Lo sottoscrive.
È convinta che dal bene nasce il bene. E le piace raccontarlo.

Ha pubblicato due libri per bambini.
Nel 2014 “Un sottomarino in paese” (ebook e cartaceo, italiano e inglese), fiaba illustrata sul tema della pace.
Nel 2016 “Mina e il Guardalacrime” (solo cartaceo), che inaugura la collana delle Fiabe Bonbon.
È cresciuta con persone che, pur cercando di scherzarci su, nella loro giovinezza hanno sperimentato cosa fosse la povertà vera.
È cresciuta in un minuscolo paesino emiliano dove ancora oggi ben pochi anziani sanno cos’è il lillà, ma tutti sanno cos’è la serenella. E lei lo trova stupendo.



Allora che cosa ve ne sembra? Vi ho incuriosito? Se volete potete acquistarlo direttamente dal link sottostante.


4 commenti

  1. Ciao! Non conoscevo né romanzo né autrice, grazie per la segnalazione!! :-)

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    Risposte
    1. Grazie a te per essere passata... il romanzo sembra veramente carino

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  2. Interessante l'estratto, non conoscevo questo romanzo, lo inserisco subito nella lista dei libri da leggere *_*

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